martedì 26 novembre 2013

Lunedi, giorno libero (1).



Lunedi, giorno libero. E quindi ? Si raccatta l'ottimo Marino Musina della Cooperativa "La Vigna" in trasferta a Roma, direttamente dall'Oltrepò Pavese. Di quest'uomo e del suo lavoro di vignaiuolo abbiamo parlato in qualche post precedente, sempre in tono malevolo peraltro, sottolineandone l'aspetto sobrio ed  il look da eretico del'300. Dicevamo: raccattiamo il Marino - nomen omen -  e lo portiamo in giro per locali "amici". 
Prima visita: L'insolita Cantina (zona Laurentina, Via dei Corrazzieri 32) gestita dalle due insolite cantiniere Giulia e Fiammetta. Arrivo un'oretta buona in ritardo e il Marino s'è già sturato quasi una bottiglia di bonarda. Vabbè.
L'Insolita Cantina è una piccola enoteca che propone vini provenienti da agricoltura biologica, biodinamica e naturali, cibo con prodotti a km zero e prodotti provenienti da cooperative sociali (ad esempio le birre di PausaCafè prodotte dai detenuti del carcere di Saluzzo o i dolci della Banda Biscotti del carcere di Verbania), nonché birre artigianali, alla spina e in bottiglia.
Argutamente ci posizioniamo al bancone, io mi faccio due birrette ("Zest" di Extraomnes e "Olim Palus" del Pontino), Marino ci dà giù di bonarda, ci mangiamo due trittici di polpette, mentre quelle povere donne lavorano come forsennate e son costrette a sentire per due ore le baggianate che riusciamo a produrre. 
Ottimo pranzetto, una genziana di Nonno Vladimiro e un caffeuccio equosolidale per chiudere. 
Dalla Laurentina all'Ostiense (al civico  181, per la precisione) e si va a fare un salto al Verde Pistacchio: inaugurato lo scorso giugno, è un po' ristorante, un po' caffetteria, un po' bistrot (anche se non so che vuol dire) e mette insieme le esperienze nel campo della nutrizione, del buon cibo e della cucina, del beverage, oltre all'attenzione per l'ambiente da parte di Camilla, Paola, Raffaele e Francesco. 
Io mi bevo una "Tainted   Love" di Extraomnes, mentre costringo Marino a bersi un vino della casa. "Ma non posso portarmi una Bonarda ?" mi dice lui, ed io gli spiego che non è urbano portarsi il vino da casa, quando si va nei locali degli amici.

Ringraziamo, salutiamo e via coll'ultima tappa: il Buskers Pub di Mirko Caretta e soci ! Due passi e siamo in Via Leonardo da Vinci 287/289, zona metro San Paolo: Mirko, già animatore del Bir & Fud Beershop di via Luca Valerio (zona Marconi), prima dell'estate s'è lanciato assieme a Valerio, Mauro e Gianluca in questa nuova avventura. 12 (dodici) birre alla spina, italiane e straniere, bottiglie a destra e a manca, i "sanpietrini" del sommo Bonci pieni di qualità, i dolci di Andrea De Bellis, le collaborazioni con la gelateria Otaleg e tanta, tanta altra roba...
Prima che Marino possa dire: "ma qui ce la possiamo bere una Bonarda ?" il buon Briatore mi propone la "Dafne" di Opperbacco, ottenuta con lieviti da vino... 
Il Marino mi guarda perplesso, poi la butta giù con una faccia che dice: "Ma non era meglio... una Bonarda ???".  Problemi che possono capitare quando si va in giro con amici enoici (o enotici, o come se dice...).
Giunti quindi ad un buon punto di rosolatura, torniamo verso i nostri lidi. E con tutto il rispetto per gli amici che operano tra i "classici" Pigneto e Sallorenzo, direi che il triangolo Marconi, Laurentina e Magliana comincia a piazzare qualche buon colpo...

martedì 19 novembre 2013

Niente nuove, buone nuove.

Dopo oltre un anno di mutismo, si ritorna su queste pagine. Vabbè, avevamo da pensare ad altro e avevamo altro da fare. Ma non siam rimasti immoti: nuova sede, nuove facce, nuove idee, tante birre, vini, formaggi, salumi e via dicendo.
E qui che scriveremo ? Quel che facciamo, quel che faremo, quel che fa chi lavora "dietro" di noi (vignaiuoli, birrai, pastori...), quel che fanno i locali "amici" e gli incastri vari che man mano si creeranno...


martedì 18 settembre 2012

Salviamo la Vigna !!!

Vabbè, visto che è qualche mese che non scriviamo una benemerita cippa, ripartiamo alla grande con un bell'appello 1) a bere tanto vino, più o meno responsabilmente 2) a dà una mano agli amici. Parliamo della cooperativa "La Vigna" e dell'ottimo Marino (nomen omen), che è quel sobrio tipo al centro della foto...





... ed il numero di bottiglie aperte lì di fronte la dice tutta anche sullo stato degli altri due improbabili soggetti raffigurati.  Comunque, lo scorso febbraio la Cooperativa ha diramato l'appello che segue, che riportiamo in modo sintetico giustappunto pubblicandolo integralmente:


La Vigna trasforma e distribuisce vino prodotto da uve biologiche, certificate ICEA, coltivate sulle colline appenniniche lombarde dell’Oltrepo’ Pavese conferite da soci della stessa.
La Cooperativa La Vigna il 19 gennaio scorso ha compiuto 20 anni, nel 1992 questa azienda nacque con finalità non a scopo di lucro e come iniziativa collaterale dell’omonima Associazione, costituitasi nel 1990, allo scopo di dare accoglienza, possibilità lavorative e sostegno ai cittadini migranti interessati in particolare alla creazione di progetti di rientro nei paesi d’origine.
Per questo, sin dalla sua fondazione, La Vigna ha scelto di commercializzare i suoi vini solo attraverso la rete delle botteghe del commercio equo e solidale adottandone la politica di trasparenza sui costi e mantenendo il prezzo di vendita contenuto e accessibile a tutti.
Agli inizi degli anni 90 credere in un modello economico basato sulla solidarietà e cercare di concretizzarlo sembrava una scommessa irrealizzabile,
le botteghe erano piccole realtà distribuite a macchia di leopardo, a Milano Chico Mendes apriva la sua prima bottega in via Padova e le centrali d’importazione erano solo due: CTM e Commercio Alternativo.
Durante i primi anni di attività la Cooperativa si è trovata ad affrontare i problemi legati all’accesso agli appositi finanziamenti statali all’agricoltura per l’acquisto dei terreni, ottenuti dopo ben sette anni di affitto che, per diverso tempo, è stato pari al fatturato.
A quei tempi non c’erano altre alternative alle banche per l’accesso al credito, ma la fiducia nello sviluppo di un nuovo modello ha sempre incoraggiato sia il rischio d’impresa che l’indebitamento endemico in cui il sistema bancario tende a porre le aziende che iniziano un’attività produttiva senza capitali iniziali o beni da porre a garanzia.

La crescita costante da più di dieci anni del Commercio Equo e Solidale, sembrava poter sostenere nuovi investimenti necessari alla Cooperativa per portare i terreni al massimo della loro produttività svecchiando gli impianti dei vigneti.
Quest’ultima scelta ha coinciso, purtroppo, con un arresto della crescita di questo mercato legata alla generale contrazione dei consumi e all’inizio dell’attuale crisi del sistema economico vigente che, come preannunciato dai sostenitori del nuovo modello ispirato all’etica e alla solidarietà, si sta avviando al collasso.

In questi venti anni abbiamo cercato di contribuire allo sviluppo del CES e abbiamo assistito a diversi cambiamenti al suo interno:
  • dall’apertura progressiva, che la Cooperativa ha attivamente sostenuto, ai prodotti nazionali caratterizzati da finalità etiche;
  • all’attenzione a criteri più commerciali, come l’aspetto e la promozione del prodotto piuttosto che la progettualità, a cui non abbiamo dato, con il senno di poi, la giusta attenzione e che ha visto marginalizzare la nostra presenza nellebotteghe;
  • al progressivo allontanamento dal modello iniziale della bottega come luogo di sensibilizzazione culturale alle problematiche del consumo critico, definitivamente superato con l’entrata dei prodotti CES nella grande distribuzione;
  • all’avvicendarsi dei consigli direttivi o di amministrazione delle botteghe che spesso avvenivano in opposizione e non in continuità con le precedenti gestioni, coinvolgendo indirettamente anche i produttori;
  • alla scelta di CTM di limitare attraverso la formula del franchising la percentuale di prodotti di altre centrali d’importazione e di privilegiare prodotti locali con accordi commerciali;
  • non ultimo lo spaccamento avvenuto all’interno delle associazioni che rappresentano le botteghe che ha impoverito la presenza delle stesse nelle Fiere nazionali che costituivano un vitale momento di incontro e scambio tra botteghe e produttori.
Tutto questo sicuramente va sommato all’incapacità della Cooperativa di tenere il passo a questi cambiamenti, avendo concentrato i suoi sforzi al miglioramento e al mantenimento della qualità del prodotto cercando di non incrementare il prezzo di vendita, e quindi, dovendo agire sui costi di produzione, ci si è trovati a dedicare pochissime energie all’immagine e alla comunicazione.
Ciò ha portato ad un’ulteriore difficoltà economica ed è per questa ragione che la Cooperativa La Vigna si trova a richiedere un gesto di solidarietà a tutte le botteghe CES, comprese quelle con cui si sono persi i contatti da tempo, rendendoci disponibili a momenti d’incontro con l’obiettivo, attraverso la vendita di 600 confezioni da 12 bottiglie del nostro vino dell’annata 2011 al prezzo unitario di 2,80 euro, IVA esclusa, di raccogliere la somma di 20.000 euro.

Questo permetterebbe di affrontare con la necessaria tranquillità la costituzione di una nuova società agricola che, acquisendo la proprietà dei vigneti, garantirebbe la continuità del prodotto e la sopravvivenza del progetto della Cooperativa.
Quest’ultima iniziativa è aperta a chiunque fosse interessato a investire in terreni biologici che da più di vent’anni vengono coltivati con la passione che necessita l’agricoltura, settore produttivo che solo recentemente sta riacquistando il giusto valore e l’attenzione dei consumatori.
Segnalandovi poi il sito  http://www.salviamolavigna.it/ vi ricordiamo poi che è possibile acquistare i vini anche in Tana (Barbera, Bonarda, Pinot Nero). Dateve da fa e ricordate che...